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✒️ Quello che nessun altro può

  Il ruolo dello scrittore non è quello di dire quello che tutti gli altri possono, ma quello che nessun altro può o dovrebbe. — Anaïs Nin Essere scrittori non significa raccontare di più, ma vedere diversamente. Scovare lo straordinario nell’ordinario, ascoltare la musica nascosta dentro una frase che per tutti è solo rumore. Lo scrittore non parla per riempire il silenzio, ma per illuminarlo. Scava nelle parole fino a trovarci un fondo, o almeno un riflesso. E quando lo trova, lo mostra, anche se brucia, anche se non è bello, anche se nessuno gliel’ha chiesto. Scrivere è questo: dire ciò che nessun altro può, non perché siamo migliori, ma perché non possiamo far finta di non averlo visto. 📖 Esercizio :  scegli una cosa banale: una tazza, una pioggia, una mano. Descrivila come se fosse la prima volta che  vedi una quell'oggetto. Come se da quella piccola cosa dipendesse il senso di tutto.

📚 Leggere per scrivere

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“Se non hai tempo per leggere, non hai né il tempo né gli strumenti per scrivere.” Stephen King Non è una frase da incorniciare. È una verità da digerire. Scrivere senza leggere è come parlare senza mai aver ascoltato nessuno. È fare il cuoco senza aver mai assaggiato un piatto. Chi scrive deve leggere. Leggere tanto, leggere tutto. Leggere bene e leggere male, anche. Per capire cosa funziona e cosa no. Per scoprire che le parole sono materia viva, e che ogni libro è una cassetta degli attrezzi lasciata aperta sul tavolo. Non si legge solo per piacere. Si legge per imparare il ritmo. Per sentire come respira una frase. Per vedere come si apre una scena, come si chiude un capitolo, come si disegna un personaggio con una sola battuta. Si legge per non restare soli. Perché ogni scrittore è un lettore che non è riuscito a tenere tutto dentro.

🖋 La verità che non sai di sapere

A volte scrivo pensando di avere tutto sotto controllo. So dove voglio andare, conosco il finale, ho già deciso cosa dire. Poi, all’improvviso, una frase scappa dalle mani. Non era prevista, non l’avevo pensata. Eppure è lì, sulla pagina, come se fosse sempre stata lì. La guardo e mi chiedo: “Ma questa da dove è uscita?”. E capisco che non è uscita: era già dentro. Solo che non avevo ancora il coraggio, o le parole, per portarla alla luce. Scrivere, a volte, è proprio questo: scoprire verità che non sapevi di sapere. E non è sempre piacevole. Ci sono frasi che ti spogliano più di uno sguardo, e verità che avresti preferito ignorare. Ma una volta scritte non puoi far finta di niente. La scrittura non inventa tutto. Scava. E quello che trova non è sempre nuovo.  È antico, come un segreto custodito troppo a lungo.

🌀 Il climax: quando il fiato si fa corto

Il climax è il momento di massima tensione all’interno di una storia. Il punto più alto della montagna, quello in cui tutto sembra sul punto di esplodere o cambiare per sempre. Scrivere è come scalare. Non sai esattamente dove stai andando, ma sai che deve succedere qualcosa. Che stai salendo. Che ogni frase aggiunge quota. Che il respiro si fa più corto. Il climax non è solo “il momento più intenso della storia”. È il momento in cui tutto il resto non basta più. Le mezze misure non servono. I personaggi smettono di fingere. Qualcuno cade. Qualcuno urla. Qualcuno, finalmente, dice la verità. Non sempre è una scena d’azione. A volte è uno sguardo. Una confessione. Un silenzio che pesa più di tutto il resto. Il climax è quella pagina in cui il lettore smette di respirare, e anche chi scrive ha il cuore che batte un po’ più forte. È la curva più ripida. È il momento in cui non si torna indietro. E dopo? Dopo si scende. Ma mai nello stesso modo in cui si è saliti. ✏️ Esercizio: Scrivi una...

✍️ Hai finito? Bravo. Ora smettila di guardarlo.

 Hai finito. Punto. Magari con un certo orgoglio. O con la sensazione che sia venuto bene. O con la nausea. Hai camminato in quel mondo, ti ci sei perso, ci hai dormito e ci hai mangiato. Ogni parola ti sembra giusta. Bene. Adesso chiudi il file. Come quando si sforna il pane: ha bisogno di raffreddare. Perché sei ancora dentro. E finché sei dentro, non vedi. Vivi. Respiri. Ma non distingui. Sei il protagonista, il regista, lo sceneggiatore e il pubblico insieme. E non è il momento giusto per fare pulizia. 📌 Aspetta. Una settimana, almeno. Fatti un giro. Leggi altro. Pensa ad altro. Così, quando riaprirai quel file, lo guarderai con occhi diversi. Ti sorprenderà. Ti deluderà. Ti farà ridere. Ti farà schifo. E soprattutto: tu non sarai più lo stesso scrittore. 📖 La rilettura è un altro momento di scrittura. È il momento in cui torni lettore. E capisci che quella scena che amavi tanto… in realtà non serve. Che quel dialogo che ti sembrava brillante… è solo un monologo travestito. C...

🧹✍️ La fatica di iniziare

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  Come andare in palestra. Come fare le pulizie. Come scrivere. Scrivere è faticoso, sì. Ma la parte più dura è sempre prima. Quel momento lì, che può durare dieci minuti o dieci giorni, in cui ti dici: “Dovrei scrivere.” Ma non scrivi. È come quando devi andare in palestra. Lo sai che poi ti sentirai meglio. Che non ti pentirai mai di esserci andato, solo di non esserci andato prima. Eppure rimandi. Trovi una scusa, un cuscino, un biscotto. O come quando devi fare le pulizie. All’inizio tutto ti sembra troppo. Poi cominci a spolverare un angolo. Poi un altro. E a un certo punto ti ritrovi che stai cantando mentre lavi il lavandino. Non perché ti piaccia. Ma perché hai cominciato. Anche scrivere è così. Serve un piccolo rituale di ingresso. Accendere una candela. Chiudere le notifiche. Aprire il file. Fissarlo dieci minuti. Scrivere una frase orrenda, solo per sporcare la pagina. Solo per rompere il bianco. L’inizio è il momento più fragile. Perché lì ci sono tutte le paure: di non...

🌀 Scrivere come un Boogie

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Se un giorno il New York Times mi chiedesse quale canzone avrei voluto scrivere, se ne fossi stato capace, la risposta sarebbe semplice. No, niente Il cielo in una stanza, nemmeno Imagine. Io avrei voluto scrivere Boogie di Paolo Conte . Per sentire davvero cos’è l’evocazione nella scrittura, basta ascoltare Boogie di Paolo Conte. Anzi, non per capirla, ma per sentirla. In quella canzone non succede niente e succede tutto. Due corpi, un ritmo, una tensione che non ha bisogno di spiegazioni. C’è del caldo, ma non lo dice. C’è desiderio, ma non lo nomina. C’è un’andatura incerta e sensuale, fatta di immagini che strisciano nella mente come il suono di un contrabbasso. Conte non scrive. Compone. Ogni parola è una nota, ogni frase una battuta, ogni pausa è silenzio che parla. “ L’orchestra si dondolava come un palmizio davanti a un mare venerato.” In questa frase c’è tutto. L’orchestra non suona: ondeggia. E quel mare non è solo scenario: è qualcosa di sacro, è movimento, è destino. Non è...

👿 Anatomia del Male

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Ogni storia ha bisogno di un’ ombra . Ma non tutte le ombre si assomigliano. Il male, nella narrativa, ha mille volti. Alcuni ci somigliano. Altri ci osservano da un altrove inaccessibile. Alcuni parlano. Altri uccidono in silenzio. Il cattivo è più di un ostacolo. È una domanda. Una minaccia. Una possibilità. Come scrisse Carl Jung: “ L’incontro con se stessi significa, innanzitutto, l’incontro con la propria ombra. ” E allora incontriamole, queste ombre. Guardiamole in faccia. 🔥 Il vendicatore bruciato: Freddy Krueger 📽 Nightmare – Dal profondo della notte (1984), Wes Craven Freddy non è solo un mostro. È il trauma che torna. È il ritorno del rimosso, l’incubo dei genitori che pensavano di aver sepolto tutto. Uccide nei sogni, nel luogo dove non puoi fingere. Il suo passato non lo salva, ma lo rende leggibile: era un uomo rifiutato, forse abusato, sicuramente spezzato. Il suo male è una vendetta. E per questo, paradossalmente, è umano. È il male che viene dalla ferita. Il male che ...

📌 Tutte le storie sono d’amore (anche quelle che non sembrano)

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Non tutte le storie parlano di baci. Ma tutte, in fondo, nascono da un amore . Non solo per qualcuno. Ma per qualcosa. Un’idea. Una domanda. Una ferita. Una bellezza nascosta. Una scintilla che accende la ricerca. Perché l’amore non è solo sentimento. È curiosità . È slancio verso . È azione . Quando una storia ci prende, è perché c’è dentro un desiderio. Un personaggio che cerca. Che rischia. Che perde e ricomincia. Anche in un noir, anche in un horror, anche in un saggio: c’è un cuore che pulsa. E chi scrive? Chi scrive deve essere innamorato . Innamorato di ciò che racconta. Perché solo chi ama riesce a trasmettere amore. Anche se lo traveste da rabbia. Anche se lo chiama rivoluzione. Tutte le storie sono d’amore. Anche la tua. — 🔎 E ora chiediti questo: Racconta una scena dove non c’è amore. Dove ogni gesto è meccanico, ogni voce spenta, ogni sguardo altrove. Dove nessuno cerca. Nessuno rischia. Dove tutto è già deciso, e niente vale la pena. Raccontala bene. Sentirai freddo. E ca...

💔 Scrivere d’amore senza diventare una cartolina

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Umberto Saba diceva che “cuore” e “amore” è la rima più antica — e più difficile — del mondo. Aveva ragione. Scrivere d’amore è un campo minato. Tutti ci sono passati, tutti credono di aver capito, tutti ci mettono le mani — e spesso si bruciano. Perché l’amore è già stato detto. Troppe volte. E la banalità è sempre dietro l’angolo. Una parola di troppo, un sospiro di plastica, un “ti amo” svuotato — ed è subito fiction da discount. Allora, come si fa? Forse non si cerca di scrivere d’amore. Si cerca di scrivere una verità . Una soltanto. Non quella assoluta. Ma la tua. Scrivi di quando tremavi e non sapevi se chiamare o sparire . Scrivi di quella notte che hai riso troppo per non piangere . Scrivi di quella volta che non sei stato amato come volevi, e hai fatto finta che andasse bene. Scrivere d’amore non è mettere cuori sulle frasi. È mettere le ferite sotto la lente. È infilare nella pagina qualcosa che ti fa vibrare davvero, e sperare che, leggendolo, qualcuno si...

👣 Il carburante sporco della scrittura

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Scrivere non è solo tecnica. Non è solo stile. È fame. La fame di chi vuole sapere di più, di chi non si accontenta, di chi si infila dentro le cose, come un ladro, come un innamorato, come un curiosone . Platone, nel Simposio, dice che Eros — il Dio dell’amore — è figlio di Penia dea della Povertà e di Poros, Dio degli Espedienti. Nasce in mancanza. Ma con furbizia. È inquieto, affamato, ingegnoso. Sempre alla ricerca di qualcosa in più, come tutti  gli innamorati, come i veri curiosi. Uno scrittore dovrebbe essere questo: curioso e innamorato.  Figlio della mancanza e della voglia. Scrive perché non sa. Perché vuole capire. Perché ha mille domande e forse mezza risposta. La curiosità è il carburante più grezzo, più sporco, ma più potente che abbiamo. Se non ti fai domande, se non ti perdi, se non ti infili nel buio con un accendino in mano… non stai scrivendo. Stai decorando. Scrivere è spingere oltre. Una parola. Un gesto. Un dettaglio. Dove finisce la certezza. È lì che ...

✍️ Scrivere un pranzo è come dirigere un'orchestra.

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  Ogni forchettata, un dettaglio. Ogni bicchiere, un climax. Leggi due pagine di Hemingway in Fiesta e ti senti sazio. Ubriaco. Come se avessi davvero mangiato con lui. Com’è possibile? Perché il pranzo, per uno scrittore, è molto più di un elenco di pietanze: è ritmo, atmosfera, tensione, desiderio, memoria. Il pane che si spezza è un gesto antico. Il vino che scivola è una promessa. Un pasto ben scritto è un banco di prova: se riesci a far mangiare il lettore, puoi fargli provare qualsiasi cosa. Scrivere un pranzo è far sentire il grasso che sfrigola e la salsa che lega. È l’odore prima del gusto. È la compagnia, il silenzio, lo sguardo che si abbassa mentre si mastica. La prossima volta che leggi una scena a tavola, chiediti: sto leggendo... o sto mangiando?

🩸 La catarsi secondo Aristotele (senza troppe pippe)

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Aristotele diceva che la tragedia doveva portare a catarsi . Bella parola. Un po' antica, un po' ambigua. Sembra una cosa da filosofi stanchi e studenti insonni. Ma invece è il cuore di tutto . Catarsi vuol dire purificazione . Ma non nel senso “lavati l’anima” o “diventa una persona migliore”. Vuol dire che guardando una storia , sentendo paura, dolore, pietà , vivendola da fuori … ti succede qualcosa dentro . Succede che ti svuoti. Che ti alleggerisci. Che butti fuori roba che non avevi nemmeno il coraggio di nominare. Per questo le storie non devono solo essere “vere”. Devono muoverti . Scuoterti. Farti male. Farti tremare. E poi lasciarti lì, un po’ più pulito. Un po’ più vivo. Catarsi è quando leggi una pagina e ti sale il nodo in gola. Quando chiudi un libro e resti zitto per un minuto. Quando non sai cosa dire, perché quella storia ti ha detto tutto. Scrivere non è solo raccontare. È creare uno spazio dove qualcuno possa lasciarsi andare . E se sc...

👣 Mettersi nei panni del lettore

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Chi legge ha lavorato tutto il giorno. Ha i pensieri che girano in testa come forchiche senza antenne. Ha bollette da pagare, figli da mettere a letto, messaggi a cui non ha risposto. Chi legge vuole staccare la spina. Vuole entrare in un altro mondo. Vuole divertirsi. Vuole sognare. Vuole, almeno per un attimo, dimenticarsi di sé. E tu scrittore, glielo devi. Mettersi nei panni del lettore non è abbassarsi, è alzare lo sguardo. È sapere che chi ti legge ti regala tempo. E il tempo costa. Significa essere il critico più feroce di te stesso. Significa rendere ogni parola necessaria. Se impari a scrivere guardando quel signor@ seduto, con la coperta di flanella sulle gambe e sotto di esse il tuo libro, migliorerai. Perché non sarai più solo.

🕯️ Il momento giusto

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Sarebbe bello. Scrivere al tramonto, con una stilografica in mano, davanti a uno scrittoio di legno scuro. Una candela accesa. Il rumore delle onde sulla scogliera. L'incenso che sale piano e la mente che si apre. Uno spritz. Sarebbe tutto molto romantico. Ma noi non viviamo in una pubblicità. Noi scriviamo dopo il lavoro, con le mani doloranti, gli occhi stanchi, la testa che fa ancora il turno del giorno. Noi non abbiamo tempo. E allora, quando arriva un’idea — una scena, una voce, una frase che ti vibra addosso — la devi prendere al volo. Subito. Perché svanisce. Perché non ti aspetta. Le intuizioni non suonano il campanello. Non chiedono permesso. E se non le fermi, se non le scrivi, se ne vanno . E non tornano più. Ci vuole poco. Uno smartphone in tasca. Una nota vocale. O un’app qualsiasi. Io uso Pure  Writer : è pulita, senza distrazioni, e salva tutto. Non ha mille funzioni. Ma ha lo spazio bianco. E basta quello. Bisogna essere pratici. Noi siamo scrittori senza te...

✍️ Scrivere stanca

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Scrivere stanca. Non nel senso romantico. Ma proprio nel senso fisico. Stanca come un turno lungo, come una notte corta, come un pensiero che non ti molla mentre fai altro. Io scrivo quando posso. Dopo il lavoro, sulla metro, nei ritagli, la sera tardi. Scrivo da autodidatta, da solo, da anni. Leggo, studio, sbaglio. Ma continuo. Perché certe storie ti bussano dentro e non ti danno tregua finché non le scrivi. E fanno un gran bene. Questo spazio nasce per questo: per chi scrive anche se ha poco tempo. Per chi non ha fatto scuole di scrittura ma sente il bisogno di raccontare. Per chi scrive a margine della vita, ma non lo considera un margine. Qui troverai riflessioni brevi, spunti, esercizi, domande. Niente formule magiche, niente guru. Solo parole oneste, scritte tra una fatica e l’altra. Condivido quello che ho imparato sul campo, da solo, spesso sbagliando. Con tutta l’umiltà possibile. Se anche tu scrivi con la testa stanca ma il cuore acceso, sei nel posto giusto.   Una riga ...