🩸 La catarsi secondo Aristotele (senza troppe pippe)
Aristotele diceva che la tragedia doveva portare a catarsi.
Bella parola.
Un po' antica, un po' ambigua.
Sembra una cosa da filosofi stanchi e studenti insonni.
Ma invece è il cuore di tutto.
Catarsi vuol dire purificazione.
Ma non nel senso “lavati l’anima” o “diventa una persona migliore”.
Vuol dire che guardando una storia,
sentendo paura, dolore, pietà,
vivendola da fuori…
ti succede qualcosa dentro.
Succede che ti svuoti.
Che ti alleggerisci.
Che butti fuori roba che non avevi nemmeno il coraggio di nominare.
Per questo le storie non devono solo essere “vere”.
Devono muoverti.
Scuoterti. Farti male. Farti tremare.
E poi lasciarti lì, un po’ più pulito.
Un po’ più vivo.
Catarsi è quando leggi una pagina e ti sale il nodo in gola.
Quando chiudi un libro e resti zitto per un minuto.
Quando non sai cosa dire, perché quella storia ti ha detto tutto.
Scrivere non è solo raccontare.
È creare uno spazio dove qualcuno possa lasciarsi andare.
E se scrivi bene, quella catarsi
non arriva solo al lettore.
Arriva anche a te.
Commenti
Posta un commento