✍️ Scrivere un pranzo è come dirigere un'orchestra.
Ogni forchettata, un dettaglio. Ogni bicchiere, un climax.
Leggi due pagine di Hemingway in Fiesta e ti senti sazio. Ubriaco. Come se avessi davvero mangiato con lui.
Com’è possibile?
Perché il pranzo, per uno scrittore, è molto più di un elenco di pietanze:
è ritmo, atmosfera, tensione, desiderio, memoria.
Il pane che si spezza è un gesto antico. Il vino che scivola è una promessa.
Un pasto ben scritto è un banco di prova: se riesci a far mangiare il lettore, puoi fargli provare qualsiasi cosa.
Scrivere un pranzo è far sentire il grasso che sfrigola e la salsa che lega.
È l’odore prima del gusto.
È la compagnia, il silenzio, lo sguardo che si abbassa mentre si mastica.
La prossima volta che leggi una scena a tavola, chiediti: sto leggendo... o sto mangiando?
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