📖 La casa del sonno di Jonathan Coe
Scrivere come se il tempo fosse un ricordo confuso “Il linguaggio è un traditore, un agente segreto doppiogiochista che scivola inavvertito tra un confine e l’altro nel cuore della notte.” Jonathan Coe, La casa del sonno Scrivere non è scappare dal silenzio. È abitarlo, con tutte le sue ingiurie. E il linguaggio è un traditore. Ma non uno che si odia. È il tipo di traditore che continui a inseguire, proprio perché ti inganna bene. Uno che ti costringe a cercare la parola giusta sapendo che forse non la troverai mai. Perché la scrittura vera non è certezza: è tensione, rischio, disordine. E c’è un altro inganno-genialata nella struttura del racconto: i capitoli dispari ci mostrano i giorni del 1983–84, quando i personaggi erano studenti; i capitoli pari, invece, ci catapultano nel giugno del 1996, nella clinica che un tempo era il loro dormitorio . Scrivere così è come suonare due accordi contemporaneamente: passato e presente. Senza separazioni nette, ma con rimandi, o...