🤫 Il silenzio che arriva quando scrivi


C’è la convinzione un po’ romantica che per scrivere, bisogna sparire dal mondo.

Chiudersi in una stanza bianca, spegnere il telefono, andare in montagna, nell'albergo di Shining e trovare il silenzio perfetto, come se il silenzio fosse una condizione obbligatoria.

Per me non serve distaccarsi dal mondo per scrivere, ma è scrivendo che ci si distacca dal mondo.

Il silenzio non lo cerchi: arriva.

Arriva mentre il frigo vibra, mentre il vicino trascina una sedia, la stessa tutti i giorni, alla stessa ora. 

Arriva quando la metro si ferma e una voce calma ti dice, che porte si apriranno sul lato destro.

È in mezzo alla quotidianità che succede la magia.

Non quando tutto tace, ma quando tu taci rispetto al resto.

Perché quando scrivi, succede qualcosa di strano.

Il mondo di fuori continua a fare rumore, ma smette di disturbarti, si sfuma, si abbassa.

Scompare.

E non perché è cambiato lui, perché sei cambiato tu.

Scrivere è come infilarsi in un corridoio segreto che nessuno vede.

Un passaggio nascosto nella realtà.

Ci entri mentre la vita continua a chiamarti, ma è solo un suono ovattato.

Perché in quel momento sei altrove, con un personaggio che scappa, con un amore che nasce, con una frase che se la perdi adesso non torna più.

Il distacco non è solo una conseguenza.

Un effetto collaterale bellissimo.

Non ti separi dal mondo per scrivere.

Il mondo si separa da te.

E tu resti lì, nel tuo piccolo varco, in quell’istante sospeso dove niente è reale tranne la storia che ti sta chiedendo di nascere.

Ed è in quell’istante che finalmente senti il silenzio.

Il tuo.

Quello vero.

Quello che vale la pena di ascoltare.

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