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Visualizzazione dei post da novembre, 2025

🤫 Il silenzio che arriva quando scrivi

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C’è la convinzione un po’ romantica che per scrivere, bisogna sparire dal mondo. Chiudersi in una stanza bianca, spegnere il telefono, andare in montagna, nell'albergo di Shining e trovare il silenzio perfetto, come se il silenzio fosse una condizione obbligatoria. Per me non serve distaccarsi dal mondo per scrivere, ma è scrivendo che ci si distacca dal mondo. Il silenzio non lo cerchi: arriva. Arriva mentre il frigo vibra, mentre il vicino trascina una sedia, la stessa tutti i giorni, alla stessa ora.  Arriva quando la metro si ferma e una voce calma ti dice, che porte si apriranno sul lato destro. È in mezzo alla quotidianità che succede la magia. Non quando tutto tace, ma quando tu taci rispetto al resto. Perché quando scrivi, succede qualcosa di strano. Il mondo di fuori continua a fare rumore, ma smette di disturbarti, si sfuma, si abbassa. Scompare. E non perché è cambiato lui, perché sei cambiato tu. Scrivere è come infilarsi in un corridoio segreto che nessuno vede. Un pas...

🚀 Il viaggio segreto dello scrittore

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C’è un momento quando scrivi, in cui smetti di essere una persona normale. Non te ne accorgi subito: succede piano, come un fischio nelle orecchie. Prima ti distrai cinque secondi al semaforo. Poi dieci. Poi ti chiedono: «A cosa stai pensando?» E tu rispondi: «A niente.» Mentre in realtà hai appena avuto il colpo di scena che rivoluzionerà tutta la letteratura mondiale e che, per motivi inspiegabili, arriva sempre quando stai facendo la spesa o quando un cliente ti parla di fontina valdostana.  Scrivere è un viaggio clandestino. Un volo senza autorizzazione tra due mondi: quello fuori, fatto di email e bollette, e quello dentro, dove i tuoi personaggi ti aspettano come amici di cui non riesci più a liberarti. E così finisci per passare più tempo con loro che con chi ti vive accanto. Ti parlano mentre fai la doccia, ti giudicano mentre apri il frigo. Quando scrivi, i personaggi restano in un limbo, sospesi, vivi a metà. Si presentano nei sogni, come Atreyu e gli altri de La storia ...

🗑 Il foglio bianco non è tuo nemico

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  Non è vero che il foglio bianco fa paura. Fa paura quello che ci metti davanti. Le aspettative, la fretta, l’idea che ogni parola debba essere perfetta già al primo colpo. Ma il foglio bianco non giudica. Non chiede capolavori. Aspetta solo che tu cominci. L’ansia da foglio bianco nasce quando confondi scrivere con fare bene . Ma scrivere non è performance. È presenza. Non serve avere qualcosa di geniale da dire. Serve solo esserci. Anche con le mani che tremano. Anche con la testa piena di niente. Comincia con una parola. Una sola. Anche se è stupida. Anche se è banale. Scrivi: oggi. Oppure: non so. Da lì, qualcosa si muove sempre. Il foglio bianco non è un muro: è una porta. Non devi abbatterla, basta bussare. E aspettare che qualcosa, prima o poi, ti apra da dentro. 📓 Domanda per chi scrive : Cosa fai tu quando il foglio bianco ti guarda negli occhi?