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Visualizzazione dei post da dicembre, 2025

🎄 Il Natale come tempo narrativo

Il Natale non è solo una festa. È un tempo diverso. Un tempo che non corre, ma ritorna. Ogni anno, più o meno negli stessi giorni, la vita si ferma abbastanza da permetterci di guardarla. E quando il tempo si apre così, la scrittura trova spazio. Un capitolo che torna ogni anno Il Natale è come un capitolo obbligato della nostra storia. Puoi provare a saltarlo, ma lui torna. Con le stesse domande, gli stessi vuoti, gli stessi rituali. Ci sono tavole che si ripetono. Sedie che restano vuote. Frasi che si dicono da anni e frasi che non si dicono mai. Scrivere a Natale significa accettare che la trama non va sempre avanti. A volte gira in tondo. A volte torna indietro. A volte si ferma su una scena che non abbiamo mai chiuso davvero. Il tempo che rallenta Tra Natale e Capodanno succede qualcosa di strano: i giorni perdono il nome. Il calendario si sfalda. Il mondo abbassa la voce. È uno dei pochi momenti dell’anno in cui non siamo costretti a produrre, correre, dimostrare. E quando il rum...

✒️ Scrivere come se il mondo fosse già leggenda

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  L’arte di García Márquez C’è un equivoco che accompagna García Márquez da sempre: che scrivesse “fantastico”. In realtà, lui faceva una cosa molto più semplice e molto più difficile: prendeva sul serio la realtà. Non la filtrava. Non la spiegava. Non la normalizzava per renderla digeribile. La ascoltava. García Márquez raccontava spesso di sua nonna. Una donna che parlava di fantasmi, presagi e miracoli con lo stesso tono con cui si parla del tempo o del pranzo. Nessuna enfasi. Nessuna sorpresa. Ecco il punto: Non importa cosa racconti, ma come ci credi mentre lo racconti. Se tu per primo tratti l’incredibile come qualcosa di naturale, il lettore non ha motivo di dubitare. La realtà, in fondo, è già piena di cose che sfidano la logica. Siamo noi che abbiamo imparato a non vederle più.  A Macondo non succede nulla di “straordinario”. García Márquez ci convince che quella sia la normalità.  Non spiega ma racconta. Non cerca di giustificare ciò che accade, ma lo lascia acc...

🐟 Come immergere un lettore

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  Ci sono libri minuscoli che contengono oceani. Il vecchio e il mare di Hemingway è uno di questi. Poche pagine, quasi nessun dialogo, una storia che potresti riassumere con una frase: un vecchio pescatore esce in mare e lotta con un pesce enorme. Eppure, quando lo leggi, ti ritrovi sull’acqua cubana, con quell’odore di sale addosso, con la pelle bruciata dal sole e il ritmo cadenzato dell'onda. Hemingway non ti porta dentro con descrizioni infinite, non spreca parole. Ti immerge perché sa aspettare. Sa lasciare che la tensione cresca come una corda che si tende piano. Prima l’attesa. Poi la lotta. Poi la natura che diventa personaggio, respiro, destino. E il lettore ci cade dentro senza accorgersene. Non la descrizione del vecchio ma il modo in cui il vecchio parla al suo stesso corpo. Non la descrizione del pesce, ma la forza che gli tira il braccio dalle ossa. Non il mare, ma il mare che risponde. Per immergere un lettore non serve scrivere tanto. Serve scrivere così vicino ch...