✒️ Scrivere come se il mondo fosse già leggenda
L’arte di García Márquez
C’è un equivoco che accompagna García Márquez da sempre:
che scrivesse “fantastico”.
In realtà, lui faceva una cosa molto più semplice e molto più difficile: prendeva sul serio la realtà.
Non la filtrava.
Non la spiegava.
Non la normalizzava per renderla digeribile.
La ascoltava.
García Márquez raccontava spesso di sua nonna.
Una donna che parlava di fantasmi, presagi e miracoli con lo stesso tono con cui si parla del tempo o del pranzo.
Nessuna enfasi.
Nessuna sorpresa.
Ecco il punto: Non importa cosa racconti, ma come ci credi mentre lo racconti.
Se tu per primo tratti l’incredibile come qualcosa di naturale, il lettore non ha motivo di dubitare.
La realtà, in fondo, è già piena di cose che sfidano la logica.
Siamo noi che abbiamo imparato a non vederle più.
A Macondo non succede nulla di “straordinario”.
García Márquez ci convince che quella sia la normalità.
Non spiega ma racconta.
Non cerca di giustificare ciò che accade, ma lo lascia accadere davanti agli occhi di chi legge.
Il realismo magico non è magia
Il realismo magico non è un genere.
È uno sguardo.
Non è fuga dalla realtà.
È immersione totale.
È dire: le cose sono così, anche quando non tornano.
Anche quando fanno paura.
Anche quando sembrano assurde.
La magia, semmai, è nel nostro bisogno continuo di razionalizzare tutto.
García Márquez fa l’opposto: si fida della realtà, anche nei suoi punti più storti.
La realtà, se la guardi abbastanza a lungo, diventa irreale da sola.
C’è una lezione silenziosa che attraversa tutta la sua opera:
il lettore crede solo a ciò in cui credi tu.
Non alla trama.
Non all’idea geniale.
Non al colpo di scena.
Alla voce.
García Márquez trovava il tono prima della storia.
Una voce capace di raccontare l’impossibile senza alzare la voce.
Senza chiedere permesso.
Senza cercare effetti speciali.
È questo che immerge un lettore:
sentire che chi scrive abita davvero quel mondo.
Forse scrivere non è inventare mondi nuovi ma smettere di trattare il nostro come se fosse banale.
García Márquez lo sapeva.
E lasciava che fosse il mondo a stupire.

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