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Visualizzazione dei post da agosto, 2025

📚 Leggere per scrivere

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“Se non hai tempo per leggere, non hai né il tempo né gli strumenti per scrivere.” Stephen King Non è una frase da incorniciare. È una verità da digerire. Scrivere senza leggere è come parlare senza mai aver ascoltato nessuno. È fare il cuoco senza aver mai assaggiato un piatto. Chi scrive deve leggere. Leggere tanto, leggere tutto. Leggere bene e leggere male, anche. Per capire cosa funziona e cosa no. Per scoprire che le parole sono materia viva, e che ogni libro è una cassetta degli attrezzi lasciata aperta sul tavolo. Non si legge solo per piacere. Si legge per imparare il ritmo. Per sentire come respira una frase. Per vedere come si apre una scena, come si chiude un capitolo, come si disegna un personaggio con una sola battuta. Si legge per non restare soli. Perché ogni scrittore è un lettore che non è riuscito a tenere tutto dentro.

📖 La casa del sonno di Jonathan Coe

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Scrivere come se il tempo fosse un ricordo confuso “Il linguaggio è un traditore, un agente segreto doppiogiochista che scivola inavvertito tra un confine e l’altro nel cuore della notte.”  Jonathan Coe, La casa del sonno Scrivere non è scappare dal silenzio. È abitarlo, con tutte le sue ingiurie. E il linguaggio è un traditore. Ma non uno che si odia. È il tipo di traditore che continui a inseguire, proprio perché ti inganna bene. Uno che ti costringe a cercare la parola giusta sapendo che forse non la troverai mai. Perché la scrittura vera non è certezza: è tensione, rischio, disordine. E c’è un altro inganno-genialata nella struttura del racconto: i capitoli dispari ci mostrano i giorni del 1983–84, quando i personaggi erano studenti;  i capitoli pari, invece, ci catapultano nel giugno del 1996, nella clinica che un tempo era il loro dormitorio  . Scrivere così è come suonare due accordi contemporaneamente: passato e presente. Senza separazioni nette, ma con rimandi, o...

🖋 La verità che non sai di sapere

A volte scrivo pensando di avere tutto sotto controllo. So dove voglio andare, conosco il finale, ho già deciso cosa dire. Poi, all’improvviso, una frase scappa dalle mani. Non era prevista, non l’avevo pensata. Eppure è lì, sulla pagina, come se fosse sempre stata lì. La guardo e mi chiedo: “Ma questa da dove è uscita?”. E capisco che non è uscita: era già dentro. Solo che non avevo ancora il coraggio, o le parole, per portarla alla luce. Scrivere, a volte, è proprio questo: scoprire verità che non sapevi di sapere. E non è sempre piacevole. Ci sono frasi che ti spogliano più di uno sguardo, e verità che avresti preferito ignorare. Ma una volta scritte non puoi far finta di niente. La scrittura non inventa tutto. Scava. E quello che trova non è sempre nuovo.  È antico, come un segreto custodito troppo a lungo.

🌀 Il climax: quando il fiato si fa corto

Il climax è il momento di massima tensione all’interno di una storia. Il punto più alto della montagna, quello in cui tutto sembra sul punto di esplodere o cambiare per sempre. Scrivere è come scalare. Non sai esattamente dove stai andando, ma sai che deve succedere qualcosa. Che stai salendo. Che ogni frase aggiunge quota. Che il respiro si fa più corto. Il climax non è solo “il momento più intenso della storia”. È il momento in cui tutto il resto non basta più. Le mezze misure non servono. I personaggi smettono di fingere. Qualcuno cade. Qualcuno urla. Qualcuno, finalmente, dice la verità. Non sempre è una scena d’azione. A volte è uno sguardo. Una confessione. Un silenzio che pesa più di tutto il resto. Il climax è quella pagina in cui il lettore smette di respirare, e anche chi scrive ha il cuore che batte un po’ più forte. È la curva più ripida. È il momento in cui non si torna indietro. E dopo? Dopo si scende. Ma mai nello stesso modo in cui si è saliti. ✏️ Esercizio: Scrivi una...