🗑 Le parole che non servono più
Scrivere è anche saper togliere.
Come in amore, come nella vita.
Ci sono parole che non servono, ma restano lì, come foglie secche su una frase che aveva già detto tutto.
Parole tappabuchi, abitudinarie, riempitive: comunque, praticamente, in qualche modo, davvero, forse, poi, tipo.
Le scriviamo per paura del silenzio, per non lasciare nuda una frase che ci sembra fragile.
Ma la verità è che una frase nuda, se è vera, regge meglio di mille avverbi in giacca e cravatta.
Ogni parola ha un peso, e più le accumuli, più la pagina si piega.
Scrivere non è dire tutto, è scegliere cosa merita di essere detto.
Il resto, come certi amori, certi rimpianti, certe giustificazioni... si può lasciare andare.
La scrittura respira quando smetti di voler spiegare tutto.
Quando lasci che una parola sola tenga in piedi una riga, un ricordo, un battito.
Perché a volte, togliendo, la voce resta più chiara.
Esercizio:
Rileggi un tuo testo e taglia ogni comunque, praticamente, in realtà, tipo.
Poi rileggilo ad alta voce.
Se ti sembra più sincero, è perché lo è.
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