📚 Il narratore onnisciente
Un narratore onnisciente è una voce in terza persona che conosce tutto: non solo ciò che accade visibilmente, ma i pensieri, i sentimenti, le memorie dei personaggi, le circostanze che nessuno di loro può conoscere, e spesso anticipazioni su eventi futuri
È una voce che non appartiene a nessuno, eppure sa tutto. Vede i personaggi dall’alto, li segue dentro le stanze, dentro i pensieri, a volte persino dentro il futuro. È il dio della pagina.
Ma non è un dio che deve parlare sempre. Se dice tutto, soffoca. Se entra ovunque, confonde. Il segreto è dosarlo: un passo dentro e uno fuori, un dettaglio che nessuno poteva sapere, un pensiero che nessuno aveva ancora ammesso.
Tolstoj ne era maestro. Sapeva quando restare distante, freddo, quasi cronista, e quando invece infilarsi nell’anima dei suoi personaggi con la precisione di chi ascolta i battiti del cuore. La sua onniscienza non era mai invadenza: era regia.
Un campo lungo per mostrarci il mondo, un primo piano per mostrarci l’uomo.
Si usa quando la storia è ampia, corale, intrecciata. Quando serve uno sguardo che abbracci tutto, senza lasciarsi ingabbiare da un solo punto di vista. Quando la vicenda ha bisogno di respiro, di collegare ciò che un personaggio non potrebbe mai sapere.
Il narratore onnisciente non è un’enciclopedia, è un respiro. Una voce che sa troppo, ma sceglie ogni volta quanto dire.
📌 Esercizio
Scrivi una scena semplice: una cena, un incontro in treno, una passeggiata in piazza. Prima raccontala da dentro un solo personaggio. Poi riscrivila come narratore onnisciente.
Mostra ciò che provano anche gli altri, anticipa un pensiero, svela un dettaglio che nessuno dei protagonisti potrebbe sapere. Alla fine, rileggi entrambe le versioni e chiediti: quale ti convince di più?
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