📖 Questa tensione è insopportabile. Speriamo che duri
«Questa tensione è insopportabile. Speriamo che duri.»
La lessi per la prima volta su Dylan Dog.
Mi colpì perché quella frase diceva tutto. E diceva il contrario.
La tensione è insopportabile, ma è anche ciò che tiene viva la storia. E la vita.
Quando scriviamo, la tentazione è spesso quella di risolvere. Di spiegare, chiudere, sciogliere i nodi.
Ma quelli bravi sanno che il vero segreto è tirare la corda senza spezzarla.
Farla vibrare. Tenerla tesa, come un filo tra due grattacieli. Farci camminare sopra i personaggi. E sotto? Il vuoto.
La tensione narrativa non è solo suspense.
Non è solo "cosa succederà adesso?"
È un bisogno che cresce. Una fame che non si può ancora saziare. È lo squalo che non si vede mai, ma si sente.
La colonna sonora dello Squalo è uno degli esempi perfetti. Due note. Due.
E ogni volta che le senti, sai che sta per succedere qualcosa.
Ma ancora non succede.
Ed è proprio lì che sei dentro la storia.
✍️ Per chi scrive, il difficile non è creare l’esplosione. È rimandarla.
Più ritardi il momento in cui tutto si scioglie, più il lettore resta incollato.
Non si tratta di allungare il brodo.
Si tratta di costruire un’attesa.
Come in un bacio che ancora non arriva.
Come in una verità che pulsa sotto la pelle, ma non è ancora pronta a venire fuori.
📌 Esercizio:
Prendi una scena e chiediti:
Cosa succederebbe se non succedesse ancora?
Come posso far salire la tensione, senza farla esplodere subito?
In fondo, ogni storia è una bomba a orologeria.
Ma il lettore non vuole che esploda al primo tic.
Vuole sentire il tempo che scorre. Vuole sentire il cuore che accelera.
Questa tensione è insopportabile.
Speriamo che duri.
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