🧐 Lo scrittore è giudice o testimone?
Quando scriviamo, ci troviamo spesso in bilico tra due tentazioni: giudicare e giustificare.
Ma forse lo scrittore non è né giudice né avvocato.
È qualcosa di più scomodo: è uno che racconta.
Uno che osserva, che entra nelle crepe, che ascolta anche chi non vorrebbe ascoltare.
Uno che dà voce, non uno che assegna sentenze.
Essere scrittori non significa assolvere o condannare i personaggi.
Significa capirli. Perfino quando fanno schifo.
Perfino quando fanno paura.
Ecco perché i buoni scrittori sembrano contraddittori: raccontano un assassino e ci fanno provare empatia.
Scrivono di un tradimento e ci costringono a capirne la solitudine.
Non è giustificazione. È complessità.
Lo scrittore giudica dopo, quando rilegge.
Ma mentre scrive… deve ascoltare anche il lato sbagliato.
✏️ Esercizio:
Scrivi una scena in cui un personaggio fa qualcosa di inaccettabile.
Poi riscrivila dal suo punto di vista.
Non per scusarlo. Ma per capirlo.
Perché a volte, raccontare è l’unico modo per non giudicare troppo in fretta.

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