✍️ Il ritmo nella scrittura: come si crea musicalità

 

Spartito musicale

C’è chi scrive con la testa, chi con il cuore, chi con le viscere.

Ma i bravi scrittori scrivono anche con le orecchie.


Sì, perché la scrittura ha un ritmo.

Non si vede, ma si sente.

Sta lì, tra una virgola e un capoverso, tra una pausa e una parola scelta non solo per il significato, ma per il suono.


Il ritmo è come il respiro del testo.

Se è troppo veloce, il lettore si stanca.

Se è troppo lento, si addormenta.

Se è sempre uguale, non arriva da nessuna parte.


Il trucco è mescolare.

Frasi lunghe che si srotolano e ti portano dentro.

Frasi brevi che ti svegliano, che colpiscono.

Punti. E pause.

Poi una frase che rallenta, che si piega, che inciampa.

E riparte.


Il ritmo si costruisce con la punteggiatura, certo, ma anche con la ripetizione, con le allitterazioni, con le parole che suonano bene insieme.

E con la capacità di togliere.


Un buon ritmo, spesso, è quello che rimane dopo che hai tagliato il superfluo.


Non è questione solo di regole.

È questione di musica interiore.

Di quella voce che ti dice: qui ci vuole un punto.

Qui invece serve aspettare.

Qui, serve cadere.


Ci sono testi che sembrano scritti da un metronomo.

E poi ce ne sono altri che si muovono come una canzone, come un’onda, come una donna che cammina scalza in una stanza vuota.


Scrivere bene è anche questo:

saper sentire il ritmo prima di scrivere la storia.

E scrivere la storia come se fosse già una musica.


 "Il segreto del ritmo è la variazione. Anche il cuore, se batte sempre uguale, è un problema."...

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