✍️ Perché tifiamo sempre per i più sfigati

(e ci piace che finisca bene) C’è qualcosa di profondo — e anche di tenero — nel nostro amore per i protagonisti sfortunati. Quelli che cominciano male. Che perdono subito. Che non hanno genitori, né soldi, né fortuna. Eppure, pagina dopo pagina, riescono a rialzarsi. E noi, come lettori, siamo lì: a fare il tifo. Aristotele, già nella Poetica, lo aveva capito benissimo. Dice che a commuoverci davvero non è chi è buono e viene premiato, o chi è cattivo e viene punito. Ma chi cade senza meritarselo, chi sbaglia per errore, chi si ritrova nel fango con tutta la sua umanità addosso. “ Il migliore tipo di tragedia rappresenta un uomo non del tutto virtuoso e giusto che cade nella disgrazia non per malvagità o depravazione, ma a causa di un errore. ” Aristotele, Poetica, cap. XIII Quello è il momento in cui ci emozioniamo. Perché capiamo che poteva capitare anche a noi. Chi è l’ underdog ? È il personaggio che parte in svantaggio. Che ha tutto contro, ma non si arrende. No...