🎭 Il protagonista: ascesa, caduta, rinascita
Tutti parlano di arco del personaggio. Di evoluzione. Di cambiamento.
Ma per me, un protagonista non deve per forza diventare migliore.
Deve solo diventare più vero.
Nel mondo là fuori, c’è chi crolla e basta.
Chi sbaglia, chi torna indietro.
Chi si perde e non si ritrova mai.
Chi è antipatico, chi proprio uno stronzo.
Eppure anche loro meritano di esistere, di essere raccontati.
Un buon protagonista non è un eroe.
È qualcuno che sente, che si sporca, che lotta con i suoi mostri.
E quando cambia — se cambia — non è perché lo dice la trama,
ma perché qualcosa dentro si è spezzato o acceso.
Fallo imperfetto.
Fallo contraddittorio.
Fallo umano: con paure che non sa nominare, con errori che si porta dietro,
con quelle debolezze che ci fanno dire: “Ecco, potrei essere io.”
Io li amo così, i protagonisti:
quelli che cominciano convinti di avere ragione
e finiscono con le ginocchia a terra, ma gli occhi più aperti.
Quelli che inciampano cento volte. Che cadono male.
Che si rialzano, ma non come prima.
L’arco non è lineare. È un cerchio.
Un graffio. Una cicatrice che resta, anche dopo i titoli di coda.
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📝 ESERCIZIO
Pensa al tuo protagonista.
Scrivi tre righe su com’è all’inizio, tre su com’è alla fine.
Poi chiediti: cosa gli è successo nel mezzo?
Qual è il punto in cui ha smesso di essere chi era?
Cosa ha dovuto perdere, per cambiare?
E soprattutto: in cosa ti assomiglia?
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