🫣 Grammatica (sì, ci tocca)

 


Non sono un fan della grammatica.

Sono toscano. E questo non aiuta. Abbiamo sempre la convinzione che il linguaggio giusto sia il nostro.

E tendiamo a tagliare, saltare, smussare. 

La C se ne va, i congiuntivi scompaiono come ladri nel buio, e a volte anche l’articolo decide di prendersi una giornata libera.

Ma scrivere è anche questo: rispettare le regole, (avevo scritto tegole, Freud saprebbe il perché) come nella vita.

Quelle cose noiose ma necessarie, come pagare le bollette o leggere le istruzioni della friggitrice ad aria.

La grammatica non serve per sembrare intelligenti.

Serve per non farsi male, per non far inciampare il lettore.

La punteggiatura è il ritmo.

I verbi sono le fondamenta.

Non devi saperla tutta. Ma almeno devi sapere dove sbagli.

E quando non sai, chiedi.

Controlla.

Usa il dubbio come segnalibro.

Poi, dopo che sai cosa è giusto, decidi se fregartene.

Ma fallo con coscienza.

Come chi fuma, ma solo dopo pranzo.

Come chi bestemmia, ma solo quando serve.

Scrivere è libertà, sì.

Ma anche la libertà ha bisogno di un po’ d’ordine, ogni tanto.


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