🗣️ L’io narrante: la voce che respira
Quando scrivi in prima persona, succede qualcosa di strano.
La voce sulla pagina comincia a respirare. Non racconta solo i fatti: li vive. Non spiega: sente.
L’io narrante è familiare. Parla come potrebbe parlare un amico, o un diario, o quella parte nascosta che di solito tace. Può avere tic, memorie sbagliate, pudori, vergogne. Può mentire. E questo lo rende umano.
Ma soprattutto: può stupirsi.
Un narratore esterno spesso sa tutto. L’io, no. L’io scopre le cose con il lettore. Può restare senza parole. Può cambiare idea. Può cadere. E mentre cade, racconta.
È una voce unica, anche quando parla di qualcosa di universale.
Ha un suo modo di guardare. Di ricordare. Di scegliere cosa mostrare e cosa no.
E non serve che dica “io” a ogni frase: basta che ci sia quel tono inconfondibile. Quello di chi sta mettendo insieme un pezzo di verità, un passo alla volta.
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📎 Consiglio pratico:
Scrivi un piccolo paragrafo in terza persona. Poi riscrivilo in prima. Cambia qualcosa? Dove vibra di più?
💡 Spunto creativo:
Scrivi l’inizio di una confessione. Ma il narratore non ha ancora capito se è colpevole davvero.
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