🔙 Scrivere al passato

 


Scrivere al passato è più semplice. Non è un limite, è un sollievo.
I verbi scorrono meglio, la lingua si piega con meno fatica. Non servono acrobazie.
Ma c’è anche qualcosa di più, che non ha a che fare con la grammatica.
Scrivere al passato è come sedersi davanti al fuoco. Come quando da piccoli ci raccontavano storie che erano già accadute, e proprio per questo potevamo ascoltarle senza paura.

Il passato dà respiro.
Fa capire che tutto è già successo, e che ora si può raccontare.
Il dolore è passato. Il desiderio anche. Ma resta qualcosa.
Un’ombra, una traccia, una verità più chiara.
Perché se scrivi al passato, stai già filtrando.
Stai scegliendo cosa mostrare, cosa dimenticare.
Stai raccontando come si fa con i sogni: con calma, un passo alla volta.

Scrivere al passato è anche un modo per dare forma.
Quando metti qualcosa al passato, gli dai un inizio e una fine.
Lo fai esistere. Lo chiudi in una cornice.
E per chi legge, quel tempo diventa subito tempo del racconto.
Non della cronaca. Della narrazione.


📎 Esercizio
Scrivi la stessa scena due volte: una al presente, una al passato.
Nel primo caso, lascia scorrere l’azione come se stessi guardando un film.
Nel secondo, prova a far sentire che chi scrive ricorda.
Poi chiediti: qual è quella che vibra di più?


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