💬 Il dialogo è vivo
Platone non scriveva saggi, né romanzi.
Scriveva dialoghi.
Perché è lì che le idee si accendono: quando due voci si cercano, si contraddicono, si sfidano. Nessun concetto è mai morto in un buon dialogo. Ogni verità è parziale, momentanea, ma vissuta.
Vale anche nella narrativa. Quando scriviamo un dialogo, qualcosa cambia.
La pagina si stacca dalla narrazione. Non c’è più il “poi”, non c’è il “dopo”: c’è l’adesso.
Il dialogo non lo leggi come se fosse successo: lo leggi mentre succede.
Una storia può essere tutta nel passato. Ma basta che due personaggi si parlino — o si affrontino, o si sfiorino, anche in silenzio — e la scena rinasce, ogni volta. Non racconta: vive.
Un buon dialogo non serve solo a informare. Serve a far sentire. A mostrare chi sono i personaggi senza bisogno di descriverli. A rivelare ciò che tacciono più che ciò che dicono.
E quando funziona, lo senti: la storia respira di nuovo.
📎 Esercizio
Prendi una scena che hai già scritto. Elimina la spiegazione, e riscrivila tutta in forma di dialogo. Lascia parlare solo i personaggi. Nessuna voce narrante. Rileggi.
Cosa capisci di loro? Cosa non dicono, ma si sente?
💡 Spunto creativo
Due personaggi stanno per lasciarsi. Ma parlano del tempo. O di un cane. O di un bicchiere rotto. Scrivi solo il dialogo. Fai capire tutto senza spiegare niente.
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